La stagione si è bloccata nel momento clou: il tecnico è al già lavoro pensando al futuro
Ama i numeri, in maniera quasi maniacale. E anche interpretandole, sviscerandole attentamente, quelle fredde cifre che hanno il pregio di non mentire, stavolta non diranno la verità fino in fondo. Perché su Maurizio Sarri, alla fine della prima avventura in bianconero, comunque si concluderà questa tormentata stagione, il giudizio rimarrà in sospeso: come si fa a valutare il suo operato? Come sentenziare obiettivamente sul lavoro svolto fin qui? La sua è stata una Juve interrotta nel momento clou, quando le partite senza appello erano ormai alle porte.
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Di certo per Sarri è stata una stagione molto strana. Questi giorni chiuso in casa gli avranno ricordato lo scorso agosto. La polmonite lo costrinse a guardare gli allenamenti dall’ufficio e gli fece fare il battesimo sulla panchina bianconera solo alla terza giornata di campionato, a Firenze. Una situazione che non ha agevolato il tentativo di mutazione genetica bianconera. E infatti, per quanto visto fino a quando si è giocato (domenica 8 marzo, contro l’Inter a porte chiuse), la Juve è stata un ibrido: se da un lato l’impronta del suo allenatore si è mostrata in poche occasioni, dall’altro l’anima è rimasta quella di sempre, in linea con la storia della Signora, dove il risultato è l’unica cosa per cui si viene giudicati. E da questo punto di vista Sarri ha una grande arma da far valere, quando verranno fatte le valutazioni sul suo conto.