Il portoghese ha perso terreno nelle gerarchie e in società non c'è più il suo "sponsor" Boban: il rilancio ora passa solo dalla sua maturazione.
Le ultime tracce lasciate sul prato di San Siro non hanno abbagliato gli occhi dei tifosi, e che gli spalti dello stadio fossero vuoti è solo un dettaglio. Perché, a porte chiuse o aperte, Rafael Leao non riesce a lasciare il segno sul Milan: un gol – bellissimo ma inutile – con Giampaolo in panchina, un altro centro – fortunoso, deviato da un avversario – pesante con Pioli a bordocampo e Ibra accanto, e tante, troppe panchine. Un bilancio che mal si adatta alle potenzialità di un ragazzo di vent'anni addosso al quale era stato cucito l'abito del campione da sgrezzare: il progetto per adesso non decolla.
Cambiamenti—A prendere il volo, piuttosto, è stato lo stesso Leao, che qualche giorno fa è salito su un aereo diretto in Portogallo decidendo di trascorrere questi giorni di isolamento nel suo Paese e con la sua famiglia. Quella milanista lo ha accolto fin da subito con grande affetto e non gli ha mai fatto mancare stima e fiducia, anche se qualcosa è cambiato poco prima che la situazione in Italia e nel mondo precipitasse per l'emergenza Covid-19: Rafa ha salutato Zvone Boban, suo più grande "sponsor" in società e punto di riferimento in dirigenza insieme al d.t. Maldini. L'ex Cfo in particolare è stato sempre convinto delle qualità di Leao: per Boban i 28 milioni investiti la scorsa estate avrebbero fruttato alla distanza, anche se lo stesso Zvone si sarebbe aspettato di vedere passi avanti dall'arrivo di Ibra in poi.